Nel bel mezzo del deserto del Gobi, la Cina ha raggiunto un traguardo storico nell’energia nucleare pulita, accendendo il primo reattore sperimentale al torio a sali fusi operativo al mondo. La notizia, confermata lo scorso 8 aprile durante un incontro dell’Accademia Cinese delle Scienze (CAS), potrebbe aprire scenari totalmente nuovi per il futuro della produzione energetica globale.
A rendere questo traguardo ancora più significativo è il fatto che il reattore ha completato una ricarica di combustibile senza mai spegnersi, un passaggio tecnologico complesso gestito con successo dal team guidato dallo scienziato Xu Hongjie. Il reattore, da 2 megawatt termici, utilizza sale fuso come fluido vettore e il torio come materiale radioattivo, segnando una rottura netta con la tradizionale dipendenza dall’uranio.
Perché il torio può cambiare tutto
Il torio viene considerato da molti esperti come il combustibile nucleare del futuro. È più abbondante in natura, produce meno scorie radioattive e i suoi sottoprodotti sono meno idonei alla fabbricazione di armi, un vantaggio non trascurabile dal punto di vista della sicurezza globale. In più, i reattori a sali fusi funzionano a pressione atmosferica, rendendo meno probabili incidenti gravi.
Secondo alcune stime, una sola miniera nella Mongolia Interna potrebbe soddisfare il fabbisogno energetico della Cina per decine di migliaia di anni. Una prospettiva che cambia le regole del gioco, soprattutto in un momento storico in cui il mondo intero cerca alternative pulite e sostenibili.
Un progetto lungo e ambizioso
Il reattore del Gobi ha raggiunto la criticità a ottobre 2023, è passato a piena potenza entro giugno 2024, e ha completato una ricarica in funzione solo quattro mesi dopo. Il progetto è partito nel 2018, e da allora il team è passato da qualche decina a oltre 400 ricercatori, molti dei quali hanno lavorato senza sosta, sacrificando riposi e festività per portare a termine l’impresa.
Xu ha sottolineato che si è trattato di una scelta difficile ma necessaria: «Abbiamo scelto la strada più ardua, non per ottenere solo risultati accademici, ma per cambiare la realtà». E ha chiuso con una nota simbolica: “57 anni fa, esattamente il 17 giugno, la Cina fece detonare la sua prima bomba all’idrogeno. Oggi puntiamo a un impatto dirompente sull’energia”.