giovedì, Aprile 24, 2025
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Telegram, richiesta assurda della Francia: vuole una backdoor per l’accesso ai messaggi

Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, ha svelato che le autorità francesi hanno formalmente richiesto l’inserimento di una backdoor nell’app di messaggistica, con l’obiettivo di accedere ai messaggi privati degli utenti. La rivelazione è arrivata direttamente da un post pubblicato da Durov sul suo canale Telegram personale, alimentando nuove tensioni attorno al tema della privacy digitale.

Il contesto è particolarmente teso: a partire dall’arresto del CEO nell’agosto 2024 — episodio ancora avvolto da molte ombre e oggi seguito da numerose accuse giudiziarie — Telegram è diventata uno degli obiettivi principali di governi e regolatori internazionali. Le accuse rivolte a Durov includono la mancanza di moderazione dei contenuti sulla piattaforma, che secondo le autorità francesi agevolerebbe traffici illegali e contenuti estremamente sensibili, tra cui materiale pedopornografico e frodi.

Backdoor o addio alla Francia

Il caso specifico riguarda una legge passata al Senato francese, in base alla quale le app di messaggistica dovrebbero integrare una porta di accesso per la polizia, rendendo possibile visualizzare i messaggi privati degli utenti. Anche se il provvedimento è stato bocciato dall’Assemblea Nazionale, secondo Durov il prefetto di Parigi starebbe facendo pressioni per rilanciarlo.

La posizione del CEO è netta:

“Telegram preferirebbe uscire dal mercato francese piuttosto che compromettere la crittografia degli utenti con backdoor”, ha dichiarato Durov.

Secondo lui, una backdoor sarebbe inutile contro la criminalità organizzata, poiché chi agisce nell’illegalità troverebbe comunque il modo di nascondersi usando VPN o app alternative. Inoltre, ha ribadito un punto chiave: non è tecnicamente possibile garantire che una backdoor venga usata solo dalle forze dell’ordine. Ogni apertura potrebbe infatti essere sfruttata da hacker e malintenzionati, minacciando la sicurezza di milioni di utenti.

Una battaglia che va oltre la Francia

La vicenda, però, non riguarda solo Parigi. Anche la Commissione Europea sta considerando una normativa simile, con l’intenzione di imporre obblighi di accesso ai dati per motivi di sicurezza. Telegram, però, continua a difendere la propria filosofia: nessun messaggio privato è mai stato condiviso in 12 anni di attività, e le uniche informazioni trasmesse alle autorità — su ordine del tribunale — sono indirizzo IP e numero di telefono.

La posizione di Durov sembra chiara: nessun compromesso sulla privacy, anche a costo di rinunciare a quote di mercato.

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