Qualcomm passa al contrattacco. Dopo mesi di tensioni legali, il colosso statunitense dei chip ha deciso di denunciare Arm per pratiche anticoncorrenziali, portando la questione davanti alle autorità antitrust di Europa, Stati Uniti e Corea del Sud. Una mossa che potrebbe avere ripercussioni su tutto il settore dei semiconduttori.
Qualcomm accusa: “Arm sta ostacolando la concorrenza”
Secondo quanto riportato da alcune fonti vicine alla vicenda, Qualcomm avrebbe già avuto incontri privati con la Commissione Europea, la Korea Fair Trade Commission e la Federal Trade Commission statunitense. L’obiettivo? Segnalare un presunto comportamento scorretto da parte di Arm, accusata di voler limitare l’accesso alla sua tecnologia e frenare lo sviluppo indipendente di chip compatibili.
In particolare, Qualcomm sostiene che Arm — storicamente basata su un modello di licenze aperte — stia ora cambiando le regole del gioco, tentando di imporsi come produttore diretto di chip. Una svolta che, secondo Qualcomm, danneggia non solo la concorrenza, ma anche l’intero ecosistema tecnologico costruito negli ultimi vent’anni attorno alla sua architettura.
La replica di Arm: “Rispettiamo i contratti”
Arm ha prontamente risposto, respingendo ogni accusa. L’azienda britannica ha dichiarato di rispettare pienamente gli accordi in essere e ha accusato Qualcomm di voler distogliere l’attenzione dalle dispute commerciali in corso, in particolare da quella legata all’acquisizione di Nuvia, la startup che Qualcomm ha comprato nel 2021.
Ed è proprio da lì che nasce il conflitto. Qualcomm ha intenzione di integrare la tecnologia di Nuvia nei futuri processori Snapdragon, sfruttando le licenze preesistenti concesse da Arm. Ma Arm si oppone: sostiene che la licenza non sia trasferibile automaticamente a Qualcomm e che serva una nuova approvazione.
Una battaglia che va avanti da mesi
Non è la prima volta che le due aziende si scontrano. Già lo scorso dicembre, Qualcomm aveva sollevato dubbi sulla condotta di Arm durante un incontro con la FTC a Washington, lamentando la mancata concessione di tecnologiaritenuta essenziale secondo i termini della licenza in vigore. Le stesse accuse sono state poi portate anche in Europa e, più recentemente, in Corea del Sud.
Il quadro che emerge è quello di uno scontro profondo tra due attori chiave dell’industria dei chip: da una parte Qualcomm, che rivendica la libertà di sviluppare soluzioni indipendenti basate su licenze storiche; dall’altra Arm, che mira a rafforzare il controllo sulla propria tecnologia, anche in vista di un’espansione come produttore diretto.
Uno scenario da tenere d’occhio
La vicenda è tutt’altro che chiusa. Le autorità antitrust dei tre continenti coinvolti dovranno ora valutare le prove e decidere se avviare un’indagine formale. L’esito potrebbe influenzare profondamente il mercato dei chip, con potenziali ricadute su smartphone, PC, data center e dispositivi connessi.
Una cosa è certa: lo scontro tra Qualcomm e Arm segna un punto di svolta nel rapporto tra chi progetta l’architettura dei chip e chi li sviluppa e commercializza. E il settore tech, già scosso da tante rivoluzioni, potrebbe presto dover affrontare nuove regole del gioco.