venerdì, Settembre 5, 2025
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Google multata per 425 milioni di dollari in California: violata la privacy degli utenti

Una giuria federale della California ha condannato Google a pagare 425 milioni di dollari per violazione della privacy. La causa nasce da una class action avviata nel 2020, che rappresentava circa 98 milioni di utenti. Secondo l’accusa, tra il 2016 e il 2024 l’azienda avrebbe continuato a raccogliere dati sulle attività nelle app anche quando gli utenti avevano disattivato l’opzione “Attività web e app”.

Questa impostazione, almeno sulla carta, avrebbe dovuto garantire agli utenti la possibilità di fermare la raccolta di informazioni su ricerche, posizione e interazioni con app di terze parti. In realtà, stando a quanto emerso, i dati venivano comunque utilizzati, soprattutto per fini pubblicitari.

I capi d’accusa e la difesa di Google

La giuria ha giudicato Google colpevole per due dei tre capi d’accusa principali: invasione della privacy e intrusione nella vita privata. L’accusa aveva inizialmente chiesto un risarcimento record di oltre 31 miliardi di dollari, ma la cifra finale si è fermata a 425 milioni.

Dal canto suo, Google ha già annunciato ricorso. José Castañeda, portavoce dell’azienda, ha dichiarato che la decisione “fraintende il funzionamento dei nostri prodotti” e che, quando un utente disattiva la personalizzazione, “questa scelta viene rispettata”. La difesa ha inoltre sottolineato che i dati sarebbero stati trattati in forma pseudonima e che l’utilizzo era stato accettato tramite i termini di servizio.

Un verdetto che segna un precedente

La giuria, però, non ha accolto questa linea. Il verdetto sottolinea un principio chiave: se un’opzione di tracciamento è disattivata, deve significare realmente off. Si tratta di una sentenza che non riguarda solo Google, ma che potrebbe avere un impatto più ampio sull’interpretazione del consenso e sull’efficacia degli strumenti di controllo della privacy online.

Il caso rappresenta anche un segnale forte nei confronti delle big tech, spesso accusate di adottare pratiche poco trasparenti nella gestione dei dati. La vicenda californiana rischia di aprire la strada ad altre cause simili, mentre Google continua a difendere le proprie posizioni in tribunale.

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