martedì, Novembre 25, 2025
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Google Home: parte una class action negli USA per il crollo della qualità

L’esperienza d’uso dei dispositivi Google dedicati alla smart home è diventata sempre più complessa negli ultimi mesi. Modelli come Nest Audio, Nest Hub, Nest Hub Max e Nest Mini, basati principalmente sui comandi vocali, sono stati coinvolti in una serie di malfunzionamenti: interpretazioni errate delle richieste, risposte scollegate, latenze anomale e task che non vengono più portati a termine in modo regolare. Un insieme di problemi che, secondo quattro consumatori statunitensi, ha superato la soglia dell’accettabile.

Queste segnalazioni hanno portato al deposito di una class action in California da parte degli studi legali Lieff Cabraser Heimann & Bernstein, LLP e Kaplan Gore, LLP. La causa sostiene che Google avrebbe spinto centinaia di migliaia di clienti ad acquistare dispositivi come Google Nest Hub, Google Nest Hub Max, Google Nest Mini e Google Nest Audio, presentandoli come elementi affidabili di un ecosistema interconnesso gestito tramite comandi vocali.

I reclami degli utenti e le accuse rivolte a Google

Secondo i querelanti, i prodotti avrebbero smesso di funzionare correttamente molto prima della loro vita utile prevista. L’accusa parla di dispositivi incapaci di registrare o interpretare in modo stabile le istruzioni vocali, generando così un danno economico agli utenti che non avrebbero ottenuto ciò che era stato promesso.

La causa cita anche una serie di problemi ricorrenti riportati da numerosi utilizzatori: dispositivi che passano offline senza motivo apparente, disconnessioni spontanee all’interno dell’ecosistema, errori improvvisi e spegnimenti casuali. Elementi che, messi insieme, delineano un quadro di instabilità ormai diventato familiare per una vasta fetta di chi utilizza la piattaforma.

Le reazioni dell’azienda e il ruolo dell’upgrade a Gemini

Nel corso dell’estate, un responsabile dell’ecosistema smart home di Google aveva riconosciuto pubblicamente la situazione, promettendo miglioramenti che però non sono ancora arrivati. È possibile che l’azienda stia concentrando gli sforzi sull’integrazione di Gemini, il nuovo assistente basato sull’AI generativa, già in fase di distribuzione su vari dispositivi. Resta da capire quando questa transizione riuscirà a riportare la qualità dell’esperienza ai livelli attesi.

Chi risiede negli Stati Uniti e ritiene di essere stato danneggiato può scegliere di unirsi alla class action contattando uno degli studi che la stanno portando avanti.

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