Negli ultimi anni, i chatbot basati su intelligenza artificiale sono diventati parte integrante della quotidianità di milioni di persone, fungendo da strumenti di lavoro, fonte di informazioni e compagnia. Tuttavia, vari studi e esperti di salute mentale stanno evidenziando possibili legami tra l’uso intenso di questi strumenti e la salute psichica. L’attenzione è particolarmente rivolta alle persone più fragili dal punto di vista psicoemotivo, che potrebbero essere più esposte al rischio di sviluppare o aggravare disturbi mentali come la psicosi.
Possibile psicosi da AI
Attualmente, non esiste una diagnosi ufficiale di “psicosi da AI” o “psicosi indotta dai chatbot”. Tale espressione fa riferimento al possibile legame che alcuni studi ed esperti indicano tra l’uso intensivo dei chatbot di intelligenza artificiale e la comparsa o il rafforzamento di sintomi psicotici. La psicosi è caratterizzata da una perdita di contatto con la realtà, che può manifestarsi con allucinazioni, pensiero disorganizzato e convinzioni false ma profondamente radicate, note come deliri. In casi osservati, i chatbot AI non sembrano creare il disturbo dal nulla, ma possono inserirsi in un quadro già vulnerabile.
Pericolo di rinforzo dei sintomi psicotici
Un aspetto critico dei chatbot AI è la loro tendenza ad assecondare l’utente. Accettando senza contraddizioni la “realtà” dell’utente e riflettendola sotto forma di risposte coerenti, i chatbot possono involontariamente rinforzare idee deliranti. Lo psichiatra Keith Sakata dell’Università della California a San Francisco ha riportato diversi casi in cui pazienti hanno sviluppato o aggravato convinzioni deliranti dopo un uso intenso dei chatbot AI, arrivando a casi di ricovero ospedaliero. Ricerche, tra cui uno studio danese, mostrano decine di casi in cui l’uso dei chatbot era associato a effetti potenzialmente dannosi sulla salute mentale, con episodi estremi di suicidio e violenza.
Il rischio di psicosi è reale?
Nonostante le preoccupazioni, la comunità scientifica non ha ancora chiarito in modo definitivo il rischio di psicosi causato dall’uso intensivo dei chatbot AI. Al momento, i chatbot non sono considerati una causa diretta di psicosi, ma un possibile fattore di rischio aggiuntivo, che si somma a altri elementi scatenanti come la predisposizione individuale. A differenza di altre tecnologie, i chatbot AI simulano un dialogo umano continuo ed empatico, creando un’interazione che può risultare particolarmente coinvolgente. Aziende come OpenAI stanno lavorando su sistemi per individuare segnali di disagio psicologico e ridurre conversazioni potenzialmente dannose, oltre a indirizzare gli utenti verso risorse di supporto. Tuttavia, il tema richiede ulteriori studi per una comprensione più completa.

