Il governo indiano ha introdotto una misura destinata a far discutere: tutti gli smartphone venduti nel Paese dovranno includere Sanchar Saathi, un’app sviluppata dalle autorità con l’obiettivo dichiarato di contrastare frodi telefoniche, messaggi ingannevoli e furti dei dispositivi. L’obbligo riguarda sia i nuovi modelli in uscita sia quelli già presenti sul mercato, che riceveranno l’app tramite aggiornamento software. La decisione arriva dal dipartimento delle telecomunicazioni, che ha descritto Sanchar Saathi come un “Assistente per le comunicazioni”, in grado di verificare l’IMEI, bloccare telefoni rubati e tracciare unità smarrite.
La misura, però, non è stata accolta con entusiasmo da tutti. Molti esperti di diritti digitali ritengono che l’imposizione dell’app rappresenti un rischio per la privacy, temendo che un sistema oggi presentato come strumento anti-frode possa trasformarsi, in futuro, in un mezzo di controllo più invasivo. L’integrazione con database governativi o l’aggiunta di moduli di tracciamento avanzati rientrano tra gli scenari citati da chi critica l’iniziativa.
Le perplessità dei produttori e l’opposizione di Apple
Per quanto concerne i produttori, ci sono dubbi tecnici e normativi. A tutte le aziende sono stati concessi 90 giorni per preinstallare l’app su ogni nuova unità destinata al mercato indiano, mentre i telefoni già distribuiti avranno 120 giorni per ricevere un aggiornamento che includa Sanchar Saathi. Le sanzioni previste dal Telecommunications Act 2023 e dalle Telecom Cyber Security Rules 2024 si applicheranno in caso di mancata conformità.
Tra le aziende coinvolte spicca la posizione di Apple, che secondo Reuters non intende aderire alla richiesta. La società ha motivato la scelta con ragioni legate alla sicurezza e alla tutela dei dati, pur evitando confronti pubblici e azioni legali dirette. La quota di mercato degli iPhone in India è relativamente ridotta, circa il 9%, ma la decisione resta significativa e potrebbe alimentare ulteriori tensioni con le autorità locali.
Un precedente che potrebbe ispirare altri governi
Il timore più diffuso riguarda la possibilità che l’esperimento indiano apra la strada ad iniziative simili in altri Paesi. Anche se Sanchar Saathi risultasse innocua, la sua imposizione come app obbligatoria dimostra che operazioni di questa portata sono possibili e replicabili. Il caso India, quindi, diventa un simbolo delle nuove dinamiche tra Stati, produttori e diritti digitali, un terreno su cui si giocheranno molte delle discussioni future sulla sorveglianza tecnologica.

