martedì, Ottobre 21, 2025
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Furti dei cavi di ricarica: un problema reale che colpisce automobilisti e aziende

Il furto dei cavi per la ricarica delle auto elettriche è un problema che negli ultimi mesi si sta diffondendo sempre di più, creando disagi sia agli automobilisti che alle aziende del settore energetico. Le segnalazioni arrivano da diversi Paesi europei e anche in Italia non mancano casi simili. Le conseguenze sono doppie: da una parte, chi guida un’auto elettrica rischia di trovare colonnine fuori servizio; dall’altra, le aziende devono affrontare spese ingenti per riparazioni e sostituzioni, oltre alle perdite economiche dovute ai punti di ricarica inattivi.

Ma perché i cavi vengono rubati? Il motivo è tanto semplice quanto concreto: contengono rame, un materiale molto richiesto e facilmente rivendibile sul mercato nero. Ogni cavo può valere tra i 30 e i 50 euro in metallo, ma il danno complessivo per le società che gestiscono le infrastrutture è di gran lunga superiore, perché serve tempo e denaro per ripristinare ogni colonnina.

Un danno che pesa su tutta la filiera

A raccontare la portata del problema è stata, tra le altre, EnBW, l’operatore che gestisce la più grande rete di ricarica rapida in Germania. Solo nei primi nove mesi dell’anno, la società ha denunciato il furto di oltre 750 cavi, con danni che hanno superato il milione di euro. Le colonnine più colpite sono quelle Fast e Ultra Fast, dove i cavi sono integrati nella struttura e non possono essere rimossi facilmente dagli utenti.

Ogni furto comporta tempi di fermo, costi di sostituzione elevati e, nei casi più gravi, anche la sostituzione completa del punto di ricarica. Per chi viaggia, significa trovarsi di fronte a colonnine fuori uso e dover modificare il percorso per trovare una stazione funzionante, con evidenti disagi.

Le soluzioni allo studio

Gli operatori del settore si stanno muovendo per contrastare il fenomeno. Tra le contromisure più discusse figurano:

  • cavi rinforzati con materiali anti-taglio;

  • sistemi di allarme integrati nelle colonnine, che si attivano in caso di manomissione;

  • sensori GPS nascosti nei cavi per tracciare eventuali furti;

  • una sorveglianza mirata nelle aree più isolate o soggette a vandalismi.

Al tempo stesso, le aziende chiedono anche pene più severe per chi danneggia infrastrutture pubbliche essenziali come quelle di ricarica, fondamentali per la transizione elettrica.

La speranza è che con un mix di tecnologia, controlli più rigidi e collaborazione con le forze dell’ordine si riesca a limitare un fenomeno che, al momento, rappresenta uno dei principali ostacoli alla diffusione della mobilità elettrica.

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